La purificazione

Regata in Laguna olio su tela cm.120x150

San Michele olio su tela cm. 50x70
Bagnanti

Natura morta con uva e pere olio su tela cm.50x60
L'allenamento
L'attesa


Una delle mete ideali della cultura moderna è la formale purezza quattrocentesca: Atmosfera di limpide tarsie geometriche, sovrano distacco pierfrancescano, perfetto equilibrio di senso ed intelletto. A questa meta ideale che non è revival archeologico bensì naturale predisposizione d’animo s’è accostato Giampaolo Ghisetti, veneziano, pittore ancor giovane, che trepidamente si presenta ora nella sua prima mostra personale.

Egli dipinge con sapienza antica, cioè con quel rigore e quella sensibilità così rari nelle nuove generazioni: una lunga e paziente tensione verso la decantazione della materia, verso la sua trasfigurazione. Il primo richiamo culturale è naturalmente l’aurorale stagione degli anni Venti, quando appunto fu Piero della Francesca a dare il “la” a quel neo-quattrocentismo che era così vicino al metafisico rigore d’un Morandi e d’un Guidi (senza però l’incombente dell’enigma dechirichiano) o d’uno Schlemmer.

Evidentemente Ghisetti ha visto, studiato, capito; e la sua strada sorretta da un mestiere ben aduso alle artigianali perizie, non ha avuto tortuosi pentimenti. C’è nei quadri di Ghisetti, una nota di fondo: la dolce mestizia, quasi la nostalgia di qualcosa che è al di là dei sensi, al di là stesso dell’invenzione formale. Per via intuitiva, più forse che per tramite di cultura, l’artista s’è liberato non solo delle pittoresche grevità dell’oggetto, ma anche del fastidioso gusto per il particolare. Ha mirato alla sintesi pur restando pateticamente ancorato all’emozione delle cose viste, al succo di un certo colore all’amorosa dolcezza di un tono. La visione limpida della laguna, la scansione geometrica di una casa, l’equilibrio di una natura morta, il tralcio di una vite: ogni connotato della quotidiana realtà gli è servito per rendere, pittoricamente l’interiore stato d’animo di chi a questa realtà si accosta, appunto, con categoriale purezza quattrocentesca. È come se una sottile ansia di entrare dentro il sentimento dell’uomo lo guidasse, ha affrontato anche grandi temi della storia: la pietà,

la maternità, la crocefissione. L’ha fatto con una tale puntualità e delicatezza, cioè senza scadere nel banale e nel esornativo, che rimaniamo ammirati di fronte alla perfetta rispondenza di ogni quadro, di ogni elemento, di ogni frammento.

Tutto obbedisce ad una specie di musica lenta e solenne che trapassa da tono a tono, da scansione a scansione. Siamo al limite della “maniera” ma l’aderenza del sentimento e sempre percepibile, più di ogni forzata coerenza. È anche per questo che salutiamo in Ghisetti un pittore antico e nuovo insieme, che s’aggiunge al panorama sempre vivo della pittura veneziana.

Paolo Rizzi


Verso il mare

Portico a Burano
Murano verso sera
Navagero, Murano
Campiello a Burano

Deposizione

Pulcinella
Gli amori di Arlecchino

Arlecchino e Colombina

Andrà tutto bene

Quando ?

Il ballo di Arlecchino
One of the ideal goals of modern culture is fifteenth-century formal purity: Atmosphere of clear geometric inlays, sovereign Pierfrancescano detachment, perfect balance of meaning and intellect. To this ideal destination which is not an archaeological revival but rather natural predisposition of mind approached Giampaolo Ghisetti, Venetian, still a young painter, who anxiously introduces himselfnow in his first solo exhibition.
He paints with ancient wisdom, that is, with that rigor and that sensitivity so rare in the new generations: a long and patient one tension towards the decantation of the matter, towards its own transfiguration. The first cultural reference is naturally the auroral season of the twenties, when it was Piero della Francesca to give the "la" to that neo-fifteenth century that was so close to the metaphysical rigor of Morandi and Guidi (without however the looming De Chirico enigma) or a Schlemmer.
Evidently Ghisetti saw, studied, understood; and his path supported from a profession well-used to artisanal expertise, he did not have tortuous regrets. 
There is a background note in Ghisetti's paintings: the sweet sadness, almost the nostalgia for something that is already there beyond the senses, beyond formal invention itself. Intuitively, more perhaps than through culture, the artist has not freed himself only of the picturesque heaviness of the object, but also of the annoying taste for detail. 
He aimed for synthesis while remaining pathetically anchored to the emotion of the things seen, to juice of a certain color to the loving sweetness of a tone.
 There clear vision of the lagoon, the geometric scansion of a house, the balance of a still life, the branch of a vine: every connotation of everyday reality served him to render, pictorially the interior state of mind of those who approach this reality, precisely, with categorical fifteenth-century purity. 
And how if a subtle anxiety to enter into the feeling of man it is drove, he also addressed major themes of history: mercy, there motherhood, the crucifixion.
He did it with such punctuality and delicacy, that is, without lapsing into the banal and the ornamental, which we remain admired in front of the perfect correspondence of each painting, of every element, of every fragment.
All it obeys a kind of slow and solemn music that passes through tone to tone, scan to scan. We are at the limit of the "manner" but the adherence of the feeling is always perceptible, more than any forced coherence. This is also why we salute in Ghisetti a painter both old and new at the same time to the ever-alive panorama of Venetian painting.
Paolo Rizzi


Guardando l'orizzonte

Case in collina
Temporale in collina

Strada di paese
Autoritratto

Amiche e fiori

Il punto

Concertino